mercoledì 19 settembre 2012

Italia 150. Viaggio in bici nelle regioni "minori"

SALIRO' SALIRO' FINO A QUANDO......

Non sono un ciclista, non lo sono mai stato. Ma amo viaggiare, vedere luoghi, incontrare gente, conoscere culture e tradizioni. Mi piace muovermi in treno, utilizzare i trasporti locali, insomma quei mezzi che ti permettono di avere un contatto con il tempo e con i luoghi e che ti offrono la possibilità di una semplice conversazione. La bicicletta coniuga ancor meglio tutto ciò ed in più apre una breccia particolare nel cuore delle persone. Non so perché ma si è percepiti in maniera diversa, si è visti quasi come degli alieni e tutti sono disposti ad aiutarti...

Smadonnare ad ogni salita, abbrustolirsi sotto un sole cocente ed un caldo inclemente, trascorre ore sul sellino con il culo dolorante per tutta la giornata sono solo alcune delle fatiche che si è disposti a fare e che inspiegabilmente sono ripagate da piccole e semplici gioie: uno scorcio di panorama, un piccolo borgo di cui non conoscevi l’esistenza, un fontanella comparsa quasi per miracolo o un incontro imprevisto. E’ tutto questo che mi fa andare avanti, che mi convince a rifarlo affrontando un nuovo viaggio. Un viaggio lento, molto lento che ti fa entrare in sintonia con l’ambiente e con gli uomini.

Così dopo la prima esperienza partire per un’avventura a due ruote è diventata una costante. Stesse bici, stesso team, stesso spirito di libertà. Nessun itinerario ma solo un obiettivo, visitare le stupende terre minori del nostro paese percorrendo strade secondarie, poi saranno le gambe ed il cuore a segnare la rotta. Quale occasione migliore per farlo se non l’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia?

Stazione di Anversa-Villalago-Scanno, siamo gli unici a scendere, il nostro viaggio in bici comincia da qui. Il capostazione ci racconta un po’ di queste terre. I viaggiatori sono diminuiti a causa degli orari dei treni e della riduzione delle corse, una volta c’era un buon passaggio ma ora sempre meno e spesso si ritrova solo in quel luogo sperduto fra i monti. Ci invita a fare scorte della fredda acqua che sgorga dalla fontana e poi ci domanda dove siamo diretti. “La salita è lunga e abbastanza dura, se non ce la fate e vi serve un passaggio per tornare indietro chiamatemi che vi vengo a prendere”. Le sue parole non sono proprio di conforto, davanti a noi circa 30 km di salita, speriamo solo che non vi siano pendenze eccessive.
Anversa degli Abruzzi, primo paesino e prima sosta. Uscendo dal villaggio la strada prosegue in uno splendido itinerario che costeggia le aspre gole del sagittario ed è piacevole proseguire per questa via nonostante la salita. Infine compare alla nostra destra il bacino di Villalago e l’antico borgo in alto, sulla sommità del Monte Argoneta, siamo già a quota 930. Proseguiamo diretti fino al lago naturale di Scanno con le sue azzurre acque, circondato da alte vette e rigogliosi boschi dove ci concediamo un po’ di meritato riposo. L'ascesa di pochi chilometri fino al centro di Scanno, arroccato su uno sperone del Monte Carapale, mi lascia senza fiato. Si apre alla nostra vista l’incantevole borgo, fra i più belli d’Italia, con le sue strette vie, gli archi e le ripide scalinate. Vagabondiamo piacevolmente perdendoci nelle stradine del centro, sono le 14 e lo stomaco si fa sentire e così un ragazzino ci guida in un alimentari dove facciamo provviste. La nostra attenzione è catturata dalla biscotteria artigianale Antichi Sapori, suoniamo il campanello e una simpatica signora si affaccia dal balcone. Scorta di mostacciuoli ed amaretti, tipici dolci di queste terre, qualche domanda sul nostro viaggio e lasciamo soddisfatti la bottega mentre incuriosite altre persone imitano la nostra decisione.

E’ ora di riprendere la strada, la parte più dura ci aspetta. Passo Godi dista ancora molti chilometri. Le nubi che vedevano in lontananza ci colgono di sorpresa, una lieve ma costante pioggia cala sulle nostre teste. La salita è costante, continua, un tornante dopo l’altro scaliamo il pendio. Sporadiche le auto che incontriamo, il valico è un miraggio. Ormai le ascese non mi terrorizzano più come una volta, certo continuo a non amarle ma ho preso coscienza delle mie, seppur limitate, capacità. Salgo rilassato con il mio passo, ho bisogno di soste abbastanza frequenti ma sono in grado di raggiungere la meta. Francesco come sempre va su in scioltezza, lo osservo e ho l’impressione che stia pedalando in piano.
Il tempo scorre inesorabile e ad ogni promontorio ho la sensazione, o forse la speranza, di essere giunto. La strada finalmente si fa meno ripida, gli alberi l’avvolgono in una semioscurità e sulla destra il tipico cartello stradale. Passo Godi 1630 m, l’altezza più alta che abbia mai toccato in bici, dentro di me una discreta soddisfazione, un dislivello di oltre 1000 metri e la consapevolezza di avercela fatto. Confortato lo spirito ma soprattutto il corpo, o forse a rincuorarmi è l’idea che ora sarà tutta discesa.
A folle velocità con il vento sul volto, le curve che si alternano con la scelta delle traiettorie migliori, padroni incontrastati della strada. Sembriamo bambini a cui hanno regalato un giocattolo, la gioia esce da ogni poro e le fatiche paiono dimenticate. Ci fermiamo nei punti più panoramici, osserviamo le montagne boscose che ci aspettano e in fondo alla vallata un lago artificiale. La discesa a 60 orari provoca brividi lungo la schiena, i freni sono messi a dura prova, fulmineo il pensiero che per un nulla potrei sfracellarmi sull’asfalto ma l’adrenalina ci spinge ad andare oltre, a toccare quasi il limite.
Siamo ormai nelle terre dei sanniti, l’antico popolo italico che si oppose ai romani, e che attraverseremo per tutto il viaggio. Villetta Barrea, immersa nel parco nazionale d’Abruzzo, ci accoglie con il suo piccolo ma gradevole borgo affacciato sull’omonimo lago, è il posto ideale per fermarsi e godere della gastronomia locale.

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