L’arrivo a Gemona, la fine del viaggio
foto di Giuliano Guida |
Ultima tappa del reportage di viaggio
che ci ha condotto a piedi lungo i binari più remoti del Paese, sulle
strade ferrate inoperanti a causa della lenta (e insensata) dismissione a
favore del trasporto su gomma . Gemona, la fine del viaggio, e sempre
la stessa certezza: “ La Pedemontana del Friuli è amata dalle persone
del posto”.
pubblicato il 25 settembre 2015 su "La Città Futura" settimanale on line
Viviana, oltre ad essere la mamma di
Davide, è stata anche sindaco di Osoppo nei primi anni del 2000; la
incontriamo per caso appena arrivati in città ed approfittiamo per farci
due chiacchiere. “Purtroppo non esiste una politica dei trasporti che
incentivi l’uso della ferrovia, provincia e regione preferiscono la
gomma anche perché l’azienda di trasporto pubblico ha fra i soci i
comuni, che possono così spartirsi i dividendi. Pensate, qui a Rivoli
sorge una zona industriale con oltre 2000 lavoratori, eppure non c’è un
treno che possa portarli al lavoro, ma neanche prima quando circolavano,
infatti il servizio fra Gemona e Pinzano veniva effettuato solo la
domenica”. Storicamente il treno veniva molto utilizzato, questa fu una
zona di emigranti per tutti gli anni ‘50-’60 e “nell’immaginario
collettivo rappresenta ancora la miseria, la povertà. Nei ricordi vi è
l’immagine del migrante con la valigia che lascia la sua terra”. Anche
lei è convinta che la frana sia stata un pretesto, quell’occasione tanto
aspettata da alcuni, e crede che il vero motivo sia l’ignavia. “Si la
linea può riaprire ma deve esserci la volontà di farlo, si deve
potenziare l’offerta adeguandola alle esigenze dei viaggiatori e
soprattutto fornire un servizio efficiente che sia connesso anche ad uno
sviluppo turistico”. Come molte altre persone incontrare ha un legame
affettivo con la littorina, un mix di memoria personali ed esperienze,
cita i viaggi da adolescente a Pinzano o Sacile ed i felici momenti
dell’infanzia con i campi scout nei dintorni di Cavasso.
Siamo sul marciapiede del primo binario,
vicino a noi la sala del Dirigente Movimento, la stazione è attiva e
presenziata, il capostazione regola il traffico dei treni merci fra qui
ed Osoppo. Difficile e vietato proseguire a piedi lungo la ferrovia,
anche se non si potrebbe potremmo utilizzare lo stradello o le stradine
che costeggiano la via ferrata. Discutiamo, le nostre posizioni sono
contrastanti. Un signore ci chiede chi siamo e cosa facciamo e dopo
avergli parlato del nostro viaggio ci informa di essere un ferroviere in
pensione, un ex capostazione proprio di questa linea. “Sapete le linee
erano due una volta, quella Gemona-Pinzano-Sacile e poi Pinzano-Casarsa
,ma quest’ultima venne chiusa già alla fine degli anni sessanta
costringendo molti dalla zona di Spilimbergo a recarsi a Pinzano per
prendere il treno. Così quello era diventato il principale punto di
viaggiatori”. Poi ci fa un po’ di storia, “linea a singolo binario non
elettrificata, prima sotto dirigenza unica collocata a Spilimbergo e
successivamente a Pinzano, anche dopo il passaggio alla dirigenza
centrale. Dalla fine degli anni novanta in questa stazione i treni
circolavano solo nel fine settimana e dalla metà dei duemila più
nessuno. Di fatto in quella data la linea era già stata chiusa al
trasporto passeggeri. C’è stata una volontà chiara e precisa in questo,
una strategia che si ripete simile in tutta Italia. Corse messe in orari
inservibili, disservizi continui, sostituzione dei treni con i bus ed
infine chiusura della linea. Dal nord al sud è uno stillicidio
continuo”. Ci salutiamo con una sua valutazione, “sono sicurissimo che
la Pedemontana possa avere una grande utilità al servizio degli abitanti
di questa regione ma anche per uno sviluppo turistico dell’area e per
il trasporto delle merci delle innumerevoli fabbriche. Beh eventi
particolari potrebbero richiamare una grande attenzione, penso in
particolare ai treni storici a vapore”.
Ed incredibilmente fra una chiacchiera e
l’altra anche il nostro problema si risolve in una maniera imprevista
ma ben accetta. Rimediano un passaggio a bordo di un treno in partenza,
montiamo sul locomotore con i due macchinisti e percorriamo così in
senso figurato anche questi ultimi 4 km di traversine. Gemona, fine del
viaggio ma inizio di nuove avventure, ad accoglierci trionfalmente
troviamo Enrico, ormai una garanzia ed un punto fermo per noi ed Andrea,
quarantenne di Gemona e principale animatore del Comitato Sacile-Gemona
nonché componente del Comitato Pendolari Alto Friuli e, soprattutto,
colui che ci ha fornito preziosi contatti per i nostri incontri
trasformando questo viaggio in un’avventura indimenticabile. La sua
disponibilità e gentilezza è impagabile e lo appureremo ulteriormente
nei giorni successivi in cui ci farà da guida per la natia cittadina.
Saluti abbracci e ringraziamenti reciproci. La stazione è invasa da un
gruppo di circa 20 ciclisti, “vedete”, ci dice, “vengono dall’Austria,
hanno percorso la ciclabile dell’Alpe Adria costruita sul tracciato
ferroviario della vecchia Pontebbana ed ora stanno aspettando il
Micotra, il treno che effettuata il servizio biciclette con apposita
carrozza e che collega il Friuli alla Carinzia. Il servizio è affidato
alla società ferroviaria regionale Fuc tramite materiale OBB (ferrovie
austriache), purtroppo Trenitalia dal 2009 ha tagliato i collegamenti
transfrontalieri e di trasportare bici neanche a parlarne. Da quando è
partito questo servizio nel 2012 e grazie alla splendida ciclabile, un
flusso continuo e numeroso di cicloturisti raggiunge la nostra
cittadina. Pensate, un analogo servizio sulla Pedemontana sarebbe
perfetto, il collegamento ideale che porterebbe un ulteriore sviluppo
aumentando i visitatori di tutta la zona”. La bellezza e l’incanto di
questo tracciato che passa su ponti e galleria di fine ottocento lo
verificheremo un paio di giorni dopo, quando insieme ad Enrico, Andrea e
Davide, percorrendo in bici i circa 60 km che da Tarvisio portano a
Gemona; come noteremo attentamente che in un giorno infrasettimanale
saranno una decina i ciclisti che alle 7 del mattino monteranno sul
Micotra per raggiungere il confine.
Gemona, cittadina di 11.000 abitanti è
il comune più popoloso a nord di Udine, colpita dal terremoto del 1976
che provocò oltre 400 vittime vanta una gradevole zona storica che porta
ancora indelebili i segni della tragedia. Una mostra fotografica
infatti ripercorre la storia del borgo mentre le colonne del duomo sono
rimaste storte in ricordo di quel tragico momento ed infine un centro
sportivo e ricreativo è stato realizzato su una collinetta creata con le
macerie del sisma. Il centro storico è stato completamente riedificato
come era in origine mentre i lavori di ricostruzione del castello non
sono ancora terminati ma dalla sua sommità si può ammirare uno
sbalorditivo panorama, con le verdi montagne che sovrastano l’abitato.
L’origine medievale, era un comune autonomo già nel 1200-1300, oltre che
dalla undici contrade e dalla porta di Udine, l’ultima rimasta in
piedi, viene ricordata con la festa medievale di agosto e dall’evento
del tallero.
Il sindaco ci aspetta in municipio per
un breve incontro.”La linea aveva una ricaduta importante nel tratto
pordenonese, meno nel gemonese ma comunque era significativa per gli
studenti che arrivavano in città. Pertanto bisogno legarla ad uno
sviluppo turistico considerando le numerose bellezze ambientali che ci
sono, mi auguro che nell’immediato futuro tanti turisti possano
percorrere la pedemontana in treno”. Ci parla poi dell’impegno della
comunità montana e della provincia per la realizzazione di una rete di
piste ciclabili in connessione fra loro, un’importante volano turistico
ma anche un’occasione di svago e di mobilità lenta per gli abitanti del
distretto. “Aspettiamo l’esito dello studio di fattibilità, i costi
economici sono ingenti ma se vi è un vantaggio sociale, come ridurre il
numero di automobili, si possono avere anche delle perdite. E poi sono
numerosi gli operai della zona industriale di Osoppo che potrebbero
giungere in fabbrica con il treno, certo vi è la necessità di rimodulare
l’orario dei treni in base ai turni di lavoro e a quelli delle scuole.
E’ il momento di fare scelte importanti e la regione deve metterci i
soldi”. Il sindaco si ricorda di aver viaggiato diverse volte su questa
linea e di essersi preso una forte otite perché passava il tempo fuori
dal finestrino ad ammirare i paesaggi meravigliosi.
Arriva per noi il momento di festeggiare
è così si va a cena con alcuni degli amici che abbiamo incontrato e
conosciuto durante il viaggio e qualcuno nuovo. La scelta del posto
ricade sul ristorante Willy dove nel cortile campeggiano una Locomotiva
FS E.626, prima motrice a trazione 3 KV corrente continua costruita fra
gli anni venti e trenta, e la locomotiva a vapore FS 835, costruita fra i
primi del novecento e gli anni 20 e rimasta in servizio fino al 1984
negli scali e sui raccordi di tutta la rete italiana. “Parlavamo di cosa
fare contro la chiusura della linea, non potevamo rimanere inermi, e
così venuta l’idea dello striscione che vedete ed è nato il Comitato
Sacile-Gemona” ci raccontano gli attivisti della ferrovia. “Abbiamo
appeso il nostro striscione al Comune di Gemona e da lì è partita la
staffetta che in 30 giorni ha percorso tutta la tratta, e in questo modo
il nostro vessillo con la scritta Trenitaglia ridacci il nostro treno ha risaltato sui palazzi di tutti gli enti locali per 2-3 giorni cadauno”.
Andrea ci conferma che vi è stato un
movimento generale, una partecipazione globale, “che ha visto i
pendolari, la popolazione, gli enti locali, dar vita a staffette,
incontri. E’ una battaglia di civiltà mantenere attivo il treno”. Teme
che il prezioso patrimonio rappresentato dalla Pedemontana e da questa
lotta di civiltà possa disperdersi, a distanza di tre anni non si è
ottenuto ancora niente ed è preoccupato che la ferrovia cada nel
dimenticatoio considerato anche che lo studio di fattibilità doveva
essere depositato a fine maggio ma di cui non si sa ancora nulla. “Ho
paura che la gomma abbia la preferenza invece bisognerebbe ampliare
l’asse del ferro e poi solo dopo integrarlo con la gomma, dobbiamo fare
un salto di qualità e la regione deve impegnarsi in questo. Il Friuli
Venezia Giulia è isolato dal punto di vista ferroviario, l’Italia
dell’alta velocità finisce a Mestre, ma con la Pedemontana gli abitanti
dell’alto Friuli impiegavano un’ora in meno rispetto alla direttissima
Udine-Venezia”. Poi, come sempre, emergono i ricordi personali, “da
ragazzo facevo ciclismo agonistico e prendevo sempre il treno per
raggiungere Sacile dove mi allenavo con la squadra”.
Sandro fa parte del circolo di
legambiente e collabora da anni con il periodico gemonese Pense e
Maravè, ci vuole intervistare e noi cogliamo l’occasione per parlare un
po’ con lui. “Sono nato a Travesio nel casello prima della stazione, mio
padre era ferroviere. Ho studiato a Padova ma la più grande
soddisfazione era scendere a Sacile e prendere la littorina per tornare a
casa”. La possibilità che ritorni a circolare è fondamentalmente un
aspetto politico, basterebbe quello per riattivare la linea e per questo
crede che vi sia la necessità di mantenere una forte e costante
pressione sulle istituzioni, tenere alta l’attenzione anche perché la
gente sta riscoprendo l’importanza di una mobilità dolce, di trascorrere
il tempo in maniera diversa, di saper godere dei momenti che si hanno.
“Una volta da bimbo mio padre mi portò a caccia con lui, erano le 4 del
mattina ma io rimasi sul treno che ripartì, così per fermarlo pensò bene
di sparare qualche colpo”.
Romano Vecchiet ci accoglie nel suo
studio fra vecchi libri ed un’atmosfera di antichità. Oltre ad essere il
direttore della Biblioteca Civica di Udine è un grande appassionato,
conoscitore ed amante di treni e ferrovie; ha scritto alcuni volumi sul
tema affrontando sia il contesto locale che quello internazionale. Nato a
S. Daniele del Friuli, ha trascorso la sua vita proprio a ridosso della
Pedemontana e dopo aver ascoltato con passione e curiosità la nostra
avventura arriva il suo momento di parlare. “Il primo viaggio in treno
da solo l’ho fatto da Cimano, che era la fermata del mio paese natale,
fino a Sacile su una ALn772. Il biglietto era manuale e me lo fece
l’assuntore”. Per anni veniva a lavorare la domenica esclusivamente
perché era l’unica giornata in cui il treno circolava sull’intera tratta
Sacile-Gemona, lui saliva a Pinzano e poi prendeva la coincidenza per
Udine, “erano le tre ore più belle della settimana, le aspettavo con
gioia ed ansia”, tanto impiegava per arrivare a destinazione, dopodichè
qualche oretta di lavoro e poi si ritornava indietro. “Eravamo
spessissimo solamente io ed il macchinista. Purtroppo negli ultimi anni
ho dovuto rinunciare anche a questo piacere, in quanto non avevo più una
coincidenza per il ritorno.” “Il problema principale sta proprio qua,
la volontà di fare orari assurdi, non congeniali, insomma fare di tutto
affinché i viaggiatori siano il meno possibile, un controsenso eppure
sembra essere la logica che guida le FS”.
Ci confida che perfino il ministro Barca
restò sorpreso del forte interesse delle persone del luogo per il
recupero della ferrovia e per le molte proposte avanzate. “Bisogna
scardinare la cultura del trasporto privato, che dà il senso della
libertà ma che in realtà è solamente una prigione e contestualmente
incentivare al massimo il trasporto pubblico in particolare quello
ferroviario. La Sacile-Gemona può avere una grossa utilità, se tutti i
Comuni, anche quelli più lontani, mettono il treno al primo posto come
mezzo di locomozione, usato per raggiungere destinazioni più lontane
mentre l’intermodalità con la gomma deve servire per arrivare nelle
stazioni ferroviarie”. Ci salutiamo con le seguenti parole che non
possiamo non condividere, l’essenza stessa di questo viaggio ne è
fortemente impregnata ed influenzata: “La Pedemontana del Friuli è amata
dalle persone del posto”.
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